Marco KayOne Mantovani
Uno dei graffiti writer italiani della prima ora, KayOne, classe 1972, ha cominciato a dipingere per strada nel 1988 a 15 anni. Pioniere a Milano quando i Graffiti comparivano solo nelle serie riciclate dei telefilm americani e quando le tendenze impiegavano cinque anni per attraversare l'Oceano. KayOne passa gran parte del suo tempo lavorando come art director e artista, dipingendo quadri e muri in Italia e all'estero. Colpito in quegli anni dalla grande forza e dall'impatto visivo che il Graffiti Writing sa esprimere nella strada, e da quel sapore unico che il movimento Hip Hop trasmette, quel momento segnò il corso della sua vita fino ad oggi. Erano tempi duri per i writer italiani, non si conosceva a fondo il fenomeno e si guardava all'estero con curiosità e ammirazione, ma erano momenti di fermento, furono i pionieri italiani di un nuova grande cultura underground, figlia della strada e fatta sulla strada. Al tempo erano veramente in pochi, si riunivamo tutti al "muretto" per sentirsi parte di un gruppo, condividere la loro passione, scambiarsi consigli sulle bozze e ascoltare un nuovo testo. Passavano intere giornate a parlare di writing, con davanti breakers, skaters e frisbee che volano sulle teste. Innumerevoli i tentativi per ottenere tappini skinny o fat, pennarelli enormi con inchiostri indelebili e la ricerca spasmodica di materiale fotografico proveniente dall'estero, momenti che in pochi hanno avuto il privilegio di assaporare, riconoscendo nel presente del writing italiano, il frutto di anni di lavoro di tutti quelli che c'erano. Fondatore nel 1991, insieme ad Airone e Adstar, della prima fanzine italiana dedicata al writing "Hip Hop Tribe Magazine", assemblando fotocopie e fotografie, la fanzine segnò la storia del writing italiano come il primo mezzo di diffusione della cultura a livello nazionale e internazionale diventando voce ufficiale del movimento. Grazie al writing, ha conosciuto persone provenienti da tutto il mondo e ha partecipato ad innumerevoli Jam. Nel writing ha ritrovato un microcosmo, fatto di regole e leggi non scritte dettate da un forte senso di rispetto e appartenenza per i componenti meritevoli. Figlio di una ricerca non accademica, il writing è in continua evoluzione, sempre attento ai tanti stimoli della strada. Lo stile di KayOne è rimasto fedele ad una linea più "old school" rispetto a molti filoni contemporanei vicini ad influenze dettate dalla grafica e il 3D, mantenendo vivo lo spirito dei primi pionieri di newyorkesi e quel sapore Hip Hop che nel writing contemporaneo è andato scomparendo. Ha studiato in maniera maniacale l'evoluzione della calligrafia, base dello stile di ogni writer. Ha curato la realizzazione di molti tra i più importanti eventi legati alla cultura del Graffiti Writing. Istintivamente, da quando ha intrapreso la sua "carriera", forse per i suoi studi artistici, ha realizzato quadri astratti vicini a quel sapore della strada. Su tela ha cercato di ritrovare una forma più gestuale e istintiva del dipingere, senza abbandonare quell'impatto visivo classico del Graffiti Writing, che su muro esprime tutta la sua forza con colori accesi e grandi dimensioni, realizzando opere che rimandano a quel mondo unendo tra loro la lezione della Pop Art americana con la forza dell'informale italiano. Molte le esposizioni recenti di successo: Museo della Triennale, 54ª e 55ª Biennale di Venezia e Grattacielo Pirelli. Nel 2017 ha pubblicato con la casa editrice Drago il suo libro “Vecchia Scuola - Graffiti Writing a Milano” dedicato alla nascita di questa cultura nella sua città tra il 1980 e i primi anni ’90.
Marco KayOne Mantovani